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la messa di nozze 97


— L’ora, per piacere?

— È la una meno un quarto.

Già la macchina, dopo la rapida sosta, lanciava un nuovo fischio: la carrozza si scosse, cominciò la corsa. E non appena il conduttore lo lasciò solo, egli aprì l’uscio del gabinetto di toletta. Vedendo apparire una figura maschile, trasalì indietreggiando per istinto; poi riconobbe sè stesso nel giuoco degli specchi. Portò la mano ancora tremante alla maniglia dell’altro uscio, lo aperse. Vide gli occhi di Rosanna cercare i suoi. Era seduta sul lettuccio, col velo rialzato sulla fronte, le mani nude congiunte in grembo. Le cadde in ginocchio dinanzi, le prese le mani, se le strinse al petto. Soffocato dal tempestoso pulsare delle arterie, non potè nel primo istante articolare una parola; poi balbettò:

— Sei tu?... Sei tu?...

— Che è stato? Siamo in ritardo?

— Come?... Non sai?... Quattro ore, quattro ore che aspetto, tremando, fremendo al pensiero del tuo pericolo.... Non ti sei accorta di nulla?... Dormivi?...

— Ho dormito, sì: ero tanto stanca. Ma

De Roberto. 7