l’ansia, la paura gli facevano tremare il cuore. Quantunque la via ferrata fosse una guida infallibile, gli pareva di non poter più trovare quel bivio, d’essersi avviato sopra un altro binario, d’aver lasciato la buona strada. Perduta la nozione del tempo, credeva d’aver percorso chilometri e chilometri, d’essersi dilungato enormemente, d’aver marciato da ore: l’orologio, che aveva dimenticato di rimontare, non andava più. La linea non doveva esser libera, ormai? Il convoglio non stava per sopravvenire, precipitoso, inarrestabile, portandosi via la creatura amata, lasciandolo solo in mezzo alla campagna muta ed oscura? La prudenza consigliava di tornare indietro, di raggiungere la stazione, di aspettare lì, tranquillamente, come gli altri viaggiatori, come i due sposi in viaggio di nozze; ma allora, rivedendo con la mente quella coppia felice, egli sentiva più acuta, più tormentosa, più intollerabile tutta la propria pena. Spasimava da due mesi, dal giorno in cui era giunto l’avviso dell’arrivo del marito, ma non mai come ora. Se per un istante, al pensiero dell’imminente incontro con la diletta, aveva potuto illudersi sperando nel