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68 la poesia di un filosofo


La poesia scientifica e filosofica di Sully Prudhomme non è sempre così arida. Se scienza e arte poterono un tempo procedere insieme, ciò significa che fra le due attività non c’è antinomia assoluta. L’anima umana è una, e le sue facoltà, quando sembrano più distinte, sono insieme connaturate e confuse. Ma ciascuna di esse può avere naturalmente, o acquistare con l’esercizio, un diverso grado di forza, e trionfare dell’altra. L’esercizio delle native facoltà poetiche ha fatto di Sully Prudhomme un poeta squisito, armonioso, leggiadro, efficacissimo nell’esprimere gli stati d’animo ambigui, perplessi e fuggevoli; capace anche, secondo l’espressione del Lemaître, di vere invenzioni di sentimenti. Ma, dall’altro lato, l’abito dello studio severo, dell’indagine positiva, dell’osservazione paziente, del ragionamento astratto, ha impacciato il volo lirico e l’ispirazione vivace. Metterli d’accordo non è impossibile, ma non è facile. Egli vi è riuscito qualche volta. Il suo sonetto, nelle Èpreuves, che ha per tema Spinoza, è veramente bello:

C’était un homme doux, de chétive santé,
Qui, tout en polissant des verres de lunettes,
Mit l’essence divine en formules très-nettes,
Si nettes que le monde en fut épouvanté.