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la poesia di un filosofo 63

ultimamente, è divenuto acutissimo. Alla scienza progredita e trionfante si sono chieste e si sono fatte dire troppe cose: i suoi idolatri, da una parte, hanno creduto soltanto in lei, e l’hanno opposta e anteposta alla fede; dalla parte contraria, quanti l’hanno vista incapace, come realmente è, di rispondere a certi quesiti estremi, l’hanno rinnegata e dichiarata in istato di fallimento.

A questo dissidio nella quistione etica fa riscontro un dissidio, egualmente grave, nella quistione estetica: noi vediamo un partito il quale vuole che l’arte, che la poesia, siano scientifiche, che dalla scienza traggano l’ispirazione ed alla scienza servano di sussidio: e un altro, il quale afferma che la scienza è fatale all’arte, e che la ucciderà, se non l’ha già uccisa. Il Tolstoi, subordinando ogni cosa alla fede, al concetto religioso e morale, se la piglia, al modo che vedemmo, con la scienza e con l’arte ad una volta.

Sully Prudhomme ha espresso l’inquietitudine prodotta universalmente da questi antagonismi:

Comment prier, pendant qu’un profane astronome
Mesure, pèse et suit les mondes radieux?...
Comment chanter, pendant qu’un obstiné chimiste
Souffle le feu, penché sur son oeuvre incertain?...
Et quel amour goûter, quand dans la chair vivante
Le froid anatomiste enfonce le scalpel?...