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254 | la volontà |
minista; ma, se egli trova la capacità riflessiva nelle donne selvagge, dice pure che le nostre donne sono altrettante marionette — «marionette artificiosamente composte, e coscienti senza dubbio, ma col principio di tutti i loro movimenti nella regione dei desiderî involontarî e delle suggestioni esteriori»; e che si ha un bell’impartir loro gli alti insegnamenti: «esse non arrivano alla solida cultura. Possono mandare a memoria una quantità di cose; ma non aspettate da loro nessuno sforzo d’immaginazione creatrice. Difficilmente si ottiene che esse abbiano una personalità; e il Manuel, da lunghi anni presidente della Giuria d’aggregazione delle signorine, lo accerta in molti dei suoi rapporti annuali».
Ma lasciamo stare il femminismo, del quale abbiamo già tenuto troppo lungo discorso, e torniamo alla volontà. Il Payot dà un buon esempio storico dell’indolenza abituale e degli impeti momentanei di tutto un popolo. «Gli Arabi», dice, «hanno conquistato un vasto impero. Essi non lo hanno conservato perchè è loro mancata la costanza degli sforzi con la quale si ordina l’amministrazione di un paese, si fondano le scuole, si creano le industrie». Un esempio più semplice, ma più vicino a noi, è quello offerto dal novanta per cento degli studenti, che tutti gli anni, d’estate, insaccano scienza per passar l’esame, e che,