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232 critica e creazione

sce le sue seduzioni, i suoi raggiri, le sue perfidie? La differenza è questa: che lo Zola, esagerando, ingrossando, calcando la mano, ci persuade, ci scuote, ci trascina; mentre il Nordau ci lascia freddi e indifferenti.

La teoria dell’ambiente, dalla quale lo Zola prende le mosse, riesce efficace, secondo il Nordau, in antropologia e in sociologia; ma in arte è «un pervertimento, una confusione». E non ha scritto egli un romanzo d’ambiente? Il suo Koppel, che pareva un uomo sano, non è travolto dall’esempio, non respira il contagio con l’aria, non resta soggiogato dalle circostanze? Lo Zola, «che ride degli idealisti, scrittori dell’eccezionale e dell’inverisimile, ha preso per oggetto dell’opera sua ciò che di più eccezionale si può trovare: un gruppo di degenerati, di maniaci, di deliquenti, di donne perdute e di mattoidi, i quali per la loro morbosa costituzione sono fuori della specie, non appartengono alla società normale, ma ne restano esclusi e sono con essa in lotta continua; estranei al tempo e al paese nel quale vivono, per la loro natura non sembrano neppure membri di un qualche popolo civile del presente, bensì un’orda di selvaggi primitivi, dei più remoti secoli». Ma forse che Henneberg e Zagal e il re di Laos e Pfister e la famiglia Rigalle sono stinchi di santi, gente per bene, tipi