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222 | critica e creazione |
Augusta Hausblum, chiarisce questa allusione. Rovinata da un giovanotto scapestrato quando era una modesta e zelante istitutrice, spinta al suicidio, salvata contro sua voglia, caduta nell’abbiezione, ella si è lasciata sposare da un vecchio banchiere straricco, il barone Agostini; in questa nuova situazione dichiara all’avventuriero Henneberg: «L’uomo ha voluto perdermi: gli renderò la pariglia. Sono rimasta già troppo a lungo operaia. Ora voglio diventare regina, e i fuchi debbono lavorare e morire per me».
Pare così che il Nordau abbia voluto discutere nel suo libro la quistione sessuale, il problema dell’amore, la dottrina del femminismo. Questa medesima baronessa Agostini dice alla giovanetta Elsa Koppel, anima d’artista, essere una strana aberrazione nelle donne il correre dietro alla gloria. «Ella non conosce ancora l’ufficio della donna, nè segnatamente i suoi diritti. Tendere alla gloria, signorina, equivale a voler piacere agl’indifferenti. Ora bisogna fare il contrario. Gl’indifferenti debbono affaticarsi per piacere a noi. Noi non concorriamo alle corone, le dispensiamo altrui. Nel torneo della vita non siamo i giostranti, siamo i giudici del campo sotto il baldacchino di velluto. Gli uomini debbono sudare per essere lodati da noi. Noi li eccitiamo a farsi animo e a dimostrare il meglio che sia