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146 il femminismo

ribadito: nutrire il proprio corpo. Egli sa inoltre che l’ebbrezza d’amore trascina lungi dai calcoli meschini e che l’amore disperde le più elementari precauzioni dell’interesse personale». È difficile dir meglio. Sì, l’istinto della riproduzione, dal quale dipende il sentimento dell’amore, questo istinto che dovrebbe fare tutta una cosa con quello della conservazione personale, quest’amore che dovrebbe confondersi con l’amor proprio, gli si oppone, invece, terribilmente; ma non sempre: quello che opera sempre, che urla sempre, è il bisogno di nutrire il corpo. Ma, se è così, è naturale e fatale che la società, cioè l’insieme degli individui umani, posponga l’amore all’amor proprio. Se è così, possiamo sperare che la passione d’amore si affrancherà dalle passioni strettamente egoiste? Sciaguratamente, se è così, noi dobbiamo prevedere che il dissidio durerà finchè durerà l’attuale costituzione organica dell’animale-uomo.

L’amore libero, dice l’Albert, dev’essere «la vita sessuale indipendente dalla vita individuale». Ma questa indipendenza, questa autonomia, non esiste. Prima di tutto le due vite, i due istinti operano insieme in uno stesso individuo e lo sospingono in vario senso e vengono in contrasto; poi, e qui è la gravità maggiore, mentre ciascun individuo è indipendente e autonomo nel-