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136 il femminismo

da una parte, l’eguaglianza dei sessi dinanzi alla specie, la loro reciproca dipendenza, l’impossibilità per ciascuno di essi di fare a meno dell’altro; e, dall’altra parte, la supremazia muscolare e intellettuale degli uomini. Le società barbare, considerando soltanto questa supremazia, avvilirono la donna; il cristianesimo, considerando l’eguale importanza dei sessi, la sollevò; ma non oltre certi limiti, cioè riconoscendo la naturale preponderanza dell’uomo. Noi possiamo seguire questo ragionamento in uno dei maggiori Padri della Chiesa. San Paolo dice che l’uomo è il capo della donna come Gesù Cristo è il capo della Chiesa; che l’uomo è immagine della gloria di Dio, mentre la donna è immagine della gloria dell’uomo; e fin qui l’apostolo ragiona al modo antico; ma tosto egli soggiunge che, se la donna è stata tratta dall’uomo, l’uomo non esiste senza la donna, e che entrambi hanno la stessa dignità: «nel Cristo non c’è differenza alcuna tra uomo e donna, perchè entrambi egualmente partecipano ai benefizî della creazione e della redenzione».

La soluzione cristiana della quistione sessuale è dunque un temperamento, e come tale potrebbe darsi che fosse la più ragionevole, la più pratica e veramente la migliore. Da principio, dovendo lottare contro l’eredità della morale barbara, il