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114 la filosofia di un poeta

nima nostra?... L’idea alla quale l’universo pensa meno che a tutte le altre è quella di giustizia.... Fuori dell’uomo non c’è giustizia...». Queste parole sembrano di Sully Prudhomme: il poeta filosofo e il filosofo poeta si dànno a questo punto la mano. Se non che, soggiunge il Maeterlinck, l’uomo «deve apprendere a collocare altrove, e non in sè stesso, il centro del suo orgoglio e delle sue gioie». Ora, come mai si potrà collocare fuori di noi il centro dell’orgoglio e della felicità, se fuori di noi non c’è giustizia? Che argomento d’orgoglio, che oggetto di gioia può essere un mondo dove non c’è giustizia? E come mai, se noi siamo una parte di questo mondo, una sua emanazione, un suo portato, possiamo avere l’idea d’una cosa che in esso non si trova?...

I beni della terra, i sorrisi della fortuna, ha detto, sono necessarî, sono preferibili ai dolori, perchè la saggezza che si acquista nel dolore è turbata dall’aspettazione della gioia; mentre quanto più il saggio è felice, tanto meno è esigente, quanto più la felicità si prolunga, tanto più si acquista un concetto «indipendente» della vita. Ma, certamente inquieto per le conseguenze perniciose che si potrebbero trarre da questa affermazione, egli soggiunge che un bel destino esteriore «non è indispensabile». Egli ha lodato sopra ogni cosa l’azione, l’attività; ha giudicato