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la filosofia di un poeta 111

questa necessità, che è di gran peso contro i loro sistemi; Sully Prodhomme ha detto:

Le Bien et le Mal se préscrivent l’un l’autre;

il Maeterlinck asserisce sin dal primo principio che «un mondo dove non vi fosse più, a un certo punto, se non gente occupata a soccorrersi vicendevolmente, non persisterebbe a lungo in quest’opera caritatevole.... Vi sarà sempre un certo numero d’uomini incontestabilmente utili grazie a certi altri uomini che sembrano inutili...». Egli nota anche come tutta la morale, tutta la virtù, tutto l’eroismo umano si riducono quasi sempre a scegliere fra due partiti incresciosi: o vivere lasciando perire la miglior parte della mente e del cuore, o perire interamente per salvare i sentimenti più belli e i pensieri migliori. Non c’è bisogno di dire che egli consiglia il secondo partito; tuttavia, quantunque insista nel senso dell’eroismo, del sacrifizio, della bontà, pure tempera quel che vi potrebbe essere di troppo rigoroso nei comandamenti di questa morale, che il Nietzsche chiamerebbe «morale da schiavi» e che il Tolstoi farebbe sua.

Abbiamo visto, per esempio, che il Maeterlinck loda l’altruismo; ma egli vuole l’altruismo illuminato delle anime forti, che non si perdono, che non si annichiliscono. Dice qualche cosa di più: ammette che «l’egoismo d’un’anima chiaroveg-