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70 | gli amori |
tato dall’avventura, nell’aiutare la dama a sbarazzarsi del mantello, nel vedere il bel corpo sprigionarsi della serica e odorosa custodia, si china su lei, le prende la testa fra le mani e la bacia sulla bocca.
Allora, contessa mia, sa che cosa accade? Questa donna diventa rossa come di fuoco, poi impallidisce terribilmente; poi con voce strozzata, acre, sprezzante, dà a quest’uomo dell’indegno e del vile; e come egli, agghiacciato, petrificato dall’imprevedibile accoglienza, balbetta qualche parola per tentare di giustificarsi, ella non lo lascia dire: raccoglie il mantello ed i guanti, e domanda imperiosamente la carrozza. Come un servitore congedato egli va innanzi a chiamare la carrozza, si cava il cappello mentre la dama vi prende posto, e resta in mezzo alla via.
Un uomo che riceve il massimo insulto, uno schiaffo sul viso, freme e s’arrovella e soffre come nessun altro; ma egli può dare sfogo in più modi all’impeto della rabbia e dell’ira. E ciò precisamente rende insoffribile più che uno schiaffo sul viso l’insulto d’una donna alla quale si credè di potere, anzi di dover chiedere l’amore: l’impossibilità di prendersela con lei o con altri. A questa donna quest’uomo non può dire, afferrandola per un braccio e scotendola:
— Maledetta, chi t’ha detto di provocarmi? Per qual gusto sei venuta a metterti sui miei passi? Credevi che io avessi animo di divertirti? Che cosa c’è nella tua testa vana e folle? Non c’entrerà mai la logica, la ragione, il buon senso, il senso comune?...
Egli non può andare a narrare queste cose alla gente, svelare la doppiezza di costei, ottenere che sia riconosciuto il torto di lei e la ragione sua propria. Mentre il maschio originario vorrebbe battere e sottoporre questa donna, l’uomo civile deve sorridere, inchinarsi, chiedere scusa; perchè la femmina è diventata un essere sacro anche quando è spregevole, che dice la verità anche quando mentisce, che bisogna difendere anche quando vi offende...
E il più grave è che ciò è giusto! Le leggi, i costumi, gli stessi pregiudizii che ci reggono non sono