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52 gli amori


Ella conosce la protagonista, ed io glie ne dico subito il nome. È Donna Teresa Uzeda Duffredi di Casaura. La vita di questa donna fu per me altra volta argomento d’un lungo studio, che le dispiacque un po’ meno degli odierni ragionamenti sull’amore, ma che pur le dispiacque. Con la benevola indulgenza che mi ha sempre — almeno prima d’ora — accordata, ella volle trovare parole troppo lusinghiere per l’arte con la quale trattai quel soggetto, ma si dolse che, fra centinaia e centinaia di soggetti, io pensassi di scegliere proprio quell’uno. Pure concedendo che quella donna non meritasse la severità con la quale il mondo la giudicò, ella avrebbe preferito ch’io mi fossi esercitato intorno a un argomento più nobile. Ormai il fatto è fatto, e procurerò di contentarla meglio un’altra volta. Non starò neppure a difendere qui Donna Teresa e non dirò che fosse vittima inconsapevole dell’eterna illusione e che non volle e non meritò il suo triste destino. Certo fu una disgraziata. L’eredità del vizio, gli esempii che le furono troppo presto e nella stessa famiglia posti dinanzi, la disgrazia d’un marito incapace di darle soccorso, anzi quasi intento a precipitarla nel baratro, spiegano com’ella dovesse fatalmente precipitarvi. Non cadde una sola volta, è vero. Ma l’incapacità dei disinganni a salvarci dal persistente allettamento delle illusioni e la logica inesorabile delle situazioni false dovevano produrre questo effetto, immancabilmente. Se io m’indugiai a studiare quella vita che a lei non parve degno soggetto di storia, ciò fu appunto per rendermi e per rendere altrui ragione di questa fatale persistenza dell’illusione a dispetto degli ammaestramenti dell’esperienza. Tutti i romanzi ci narrano la storia di qualche colpa, e l’adulterio è il tema eterno delle opere d’arte. Ora l’arte che s’interessa ad una colpa, scusandola e dimostrandone la fatalità, non ci aveva ancora interessati a tutta una vita di colpe altrettanto fatali quanto la prima. I romanzieri, dopo aver narrato l’adulterio, lasciano l’adultera in asso, non ci dicono che cosa è poi accaduto di lei e talvolta la fanno più comodamente morire. Nella realtà