Ella conosce la protagonista, ed io glie ne dico subito il nome. È
Donna Teresa Uzeda Duffredi di Casaura. La vita di questa donna fu per
me altra volta argomento d’un lungo studio, che le dispiacque un po’
meno degli odierni ragionamenti sull’amore, ma che pur le dispiacque.
Con la benevola indulgenza che mi ha sempre — almeno prima d’ora —
accordata, ella volle trovare parole troppo lusinghiere per l’arte con
la quale trattai quel soggetto, ma si dolse che, fra centinaia e
centinaia di soggetti, io pensassi di scegliere proprio quell’uno. Pure
concedendo che quella donna non meritasse la severità con la quale il
mondo la giudicò, ella avrebbe preferito ch’io mi fossi esercitato
intorno a un argomento più nobile. Ormai il fatto è fatto, e procurerò
di contentarla meglio un’altra volta. Non starò neppure a difendere qui
Donna Teresa e non dirò che fosse vittima inconsapevole dell’eterna
illusione e che non volle e non meritò il suo triste destino. Certo fu
una disgraziata. L’eredità del vizio, gli esempii che le furono troppo
presto e nella stessa famiglia posti dinanzi, la disgrazia d’un marito
incapace di darle soccorso, anzi quasi intento a precipitarla nel
baratro, spiegano com’ella dovesse fatalmente precipitarvi. Non cadde
una sola volta, è vero. Ma l’incapacità dei disinganni a salvarci dal
persistente allettamento delle illusioni e la logica inesorabile delle
situazioni false dovevano produrre questo effetto, immancabilmente. Se
io m’indugiai a studiare quella vita che a lei non parve degno soggetto
di storia, ciò fu appunto per rendermi e per rendere altrui ragione di
questa fatale persistenza dell’illusione a dispetto degli ammaestramenti
dell’esperienza. Tutti i romanzi ci narrano la storia di qualche colpa,
e l’adulterio è il tema eterno delle opere d’arte. Ora l’arte che
s’interessa ad una colpa, scusandola e dimostrandone la fatalità, non ci
aveva ancora interessati a tutta una vita di colpe altrettanto fatali
quanto la prima. I romanzieri, dopo aver narrato l’adulterio, lasciano
l’adultera in asso, non ci dicono che cosa è poi accaduto di lei e
talvolta la fanno più comodamente morire. Nella realtà