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30 | gli amori |
valiere fece una «trista figura.» Io debbo disingannarla. Certo non è raro che il morale turbamento impedisca le operazioni dell’istinto, ed è vero che il segno del massimo amore consiste nel non potere temporaneamente amare. L’amor proprio, che si caccia dovunque, rende insoffribile agli uomini il fiasco stendhaliano che invece suol essere molto lusinghiero all’amor proprio delle donne. Ne godono esse perchè è sintomo del sentimentale invasamento, o non piuttosto perchè, l’amore essendo fatto di odio e l’abbraccio dei due amanti somigliando troppo alla lotta di due nemici, le sconfitte e le mortificazioni dell’uno sono naturalmente vittorie ed esaltazioni dell’altra? Lasciamo che ciascuno risponda a suo modo: il fatto è innegabile, e una donna molto esperta, ad un amante che, per assicurarla dell’amor suo, le rammentava la foga del primo amplesso, ebbe ragione di dire: «Ciò non prova nulla, al contrario!...» Ma, per tornare al nostro soggetto, tutt’altro fu il caso del Protagonista. Non i sensi gli disobbedirono, ma egli stesso si dominò. A cogliere il frutto delizioso egli era pronto; niente e nessuno gl’impediva d’assaporarlo, fuorchè la sua propria volontà. Egli non doveva metter opera ad eccitarsi, come accade a coloro cui manca d’improvviso l’ardire; al contrario, faceva di tutto per domarsi, per resistere a un impulso veemente.
E comprende ella lo sbalordimento di quella donna? Alla sciagurata per cui le fantasie dei clienti erano leggi, qual altra fantasia dovè far sospettare quel nuovo contegno? Per un poco si sforzò di comprenderlo, invano; perchè se il Protagonista racconta ora quella sua avventura a chi è capace d’intenderla, non poteva allora aprire alla mercenaria l’animo suo. Che stranezza, è vero? E come stranezze simili sono frequenti in più degni amori! Una donna c’ispira uno scrupolo ideale, ci fa provare un sentimento raro e ineffabile, ci procura impressioni insolite e squisite; noi l’amiamo per questo, l’amor nostro è fatto di questo... e non possiamo aprircene con lei, perchè sentiamo che non c’intenderebbe; e, ciò sapendo, conti-