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l'omonimo | 23 |
cosa sola. Ella indovina quale. Valdara disse alla sua bella connazionale, con tutta l’eloquenza che gli era consentita dall’assoluta solitudine, quanto gli piaceva — e la sua bella connazionale se lo lasciò dire. Dopo un’altra settimana di colloquii, di balli, di strette di mano furtive, di baci un po’ rubati e un po’ concessi, ella andò a trovarlo in camera sua. E allora, come facilmente comprenderà, non parlarono di niente. Le visite si rinnovarono, e furono tutte poco verbose, perchè necessariamente brevi. Insomma, Valdara assaporava beatamente la dolcezza dell’avventura, e come non chiedeva null’altro all’amica, così non gli faceva senso che neppur ella gli chiedesse null’altro.
Ora, un giorno, mentre l’aspettava, la posta gli portò due pacchi contenenti sedici copie del suo nuovo volume Le Memorande, che l’editore proprio in quei giorni doveva diffondere per tutta la penisola. Siccome mancava più d’un’ora al convegno, egli si mise a scrivere le dediche su quei volumi che s’era fatti mandare appunto per spedirli agli amici. Non aveva ancora finito che l’uscio si schiuse e l’amica sua gli venne incontro. Egli lasciò a mezzo le dediche e tese le braccia alla dama, esclamando, a bassa voce, ma con l’accento della più lieta meraviglia:
— Che piacere!... Tanto più presto!... Non vi speravo ancora!...
Ella spiegò che una felice circostanza l’aveva lasciata libera prima dell’ora consueta e che perciò avrebbero potuto restare insieme più a lungo del solito.
— Ma io non disturbo?... — domandò con un discreto sorriso, per farsi assicurare del contrario; e Valdara:
— Voi?... Se non mi par vero?... Se m’avete risparmiato la febbre dell’attesa!...
Accennando alla scrivania, ella soggiunse:
— Facevate però qualche cosa... — e andò a vedere.
Le copie delle Memorande erano distribuite in due pile: da una parte quelle dove la dedica era già fatta, dall’altra quelle dov’era ancora da fare; nel mezzo,