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detto un giorno: «Ti aspetterò». Neppure allora io avevo risposto nulla; ero bambino ancora, ella si divertiva a giocare all’amore con un bambino. A venticinque anni andò a marito, in un’altra città. Io che ne avevo diciassette feci quello che fanno tutti, a diciassette anni. E quando provai la realtà dell’amore, risi dei miei sogni, dell’amoretto infantile. Ma accadde questa cosa: che il sogno, di tanto in tanto, tornò: io la vedeva in sogno, l’udivo dire arcane parole d’amore, la vedevo offerirmisi; e tra le sue braccia incorporee io spasimavo come non mai con le creature viventi. Alla lunga me ne venne quasi un senso di sdegno, anzi di vergogna: era possibile che solo un’ombra mi facesse tanto felice? Non dovevo io essere infermo perchè questa cosa accadesse? Pensavo, per confortarmi, che ciò accadesse perchè le creature viventi con le quali potevo trovarmi erano indegne; aspettavo pertanto di avere un’amante, un’amante che fosse mia soltanto e non già di tutti, affinchè la realtà trionfasse finalmente del sogno. Ed ebbi l’amante e con l’anima i sensi tripudiarono, e mi credetti guarito; ma una notte, uscendo io dalla casa di lei estenuato dalla voluttà e caduto pieno di sonno sul mio letto, Ella, l’Altra, m’apparve. La sua fronte era velata dalla tristezza, il suo sguardo era pieno di lacrime. «Tu m’hai tradito! Hai potuto tradirmi!... Non ti rammenti più il nostro primo bacio? Come fu dolce il bacio che mi desti!...» Io le risposi, sentendomi struggere dal dolore: «Tu stessa m’hai tradito, sei d’un altro, te ne sei andata lontano...» Ella mi guardò con gli occhi lacrimosi e stupiti. «D’un altro? Ma non sai che io sono la sposa tua, soltanto? Non sai che mi sono serbata a te, intatta? Non sai che tu sei il mio desiderio, la mia speranza, il mio sospiro?...» E le nostre braccia si strinsero, e le nostre bocche si unirono, e io mi destai morente d’ebbrezza... Orbene: questo sogno tornò e tornò ancora, molte volte, durante quell’amore, durante altri amori. Tornò a intervalli or brevi ed or lunghi, talvolta di un anno, talvolta di due; ma quando l’ombra m’appariva e dopo che era svanita,