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e tutte le vostre imprecazioni. Morta!... Morta!... Morta!... E ripeterete questa parola fino a smarrirne il significato. A un tratto vi sovverrete di quel che un giorno ella vi disse: «Se morrò prima di te, vestimi di bianco, coi capelli disciolti; non voglio che i becchini mi tocchino....» Ella rabbrividiva da capo a piedi, a quest’idea; ora non ha più un sol moto. Voi contemplate il suo viso dove una bellezza nuova, soprannaturale, divina, si va dipingendo; vorrete recidere una ciocca dei suoi capelli, e di repente vi ricorderete di quella che ella stessa recise, che vi diede un giorno, il giorno delle beate promesse. Voi pensate: «Ho ancora molte ore per contemplarla,» e quelle ore passano, volano. Allora vi mettete a gridare, a soffocare le vostre grida. E se un amico pietoso tenta di confortarvi, voi odiate quell’uomo, odiate ogni vivente, abborrite la vita.... Ah, sono tutte tristi egualmente le morti dell’amore? Ma voi non avete composto in una bara le forme adorate che teneste strette fra le braccia; non avete sentito opprimervi il petto pensando all’oppressione che ella soffrirà sotterra; non avete visto la terra cadere sulla bara, coprirla, nasconderla.... Voi non avete provato che cosa vuol dire sognare che ella è ancora accanto a voi, e risvegliarvi pensando alla vostra solitudine, alla vostra solitudine eterna!... E non avete provato, tormento ineffabile, strazio senza parole, il lento svanire del fantasma, dell’imagine, del ricordo, nonostante tutti i vostri sforzi per vivificarlo, per afferrarlo, per trattenerlo ancora....
Egli tacque. Ludwig pareva non avere ascoltato, immerso sempre nella contemplazione del mare. Fritz, che aveva nervosamente arricciato i suoi baffi, replicò:
— Tu dunque credi che la più angosciosa morte dell’amore sia quella prodotta dalla morte della creatura amata? In verità, mi fai ridere.
Alla luce sempre più scialba del fosco tramonto, il suo viso appariva pallidissimo; le sue labbra s’atteggiavano a un ironico riso.
— Tu accusi la morte! Non sai dunque di che cosa è capace la vita?... Ti duole che una potenza fatale