delle donne, maggiormente apprezzata del valore morale e dell’intellettuale
grandezza negli uomini. Il caso di Mirabeau, che a onor del vero io
stesso citai, le pare dimostrazione della regola e non mai, come io
sostengo dell’eccezione. Ella dice che ogni Mirabeau, cioè ogni uomo
fisicamente orribile, con un piede storto, col viso crivellato dal
vaiolo, «brutto come Satana» — diceva lo stesso padre del grande oratore
— ma grande moralmente, troverà una ed anche più d’una marchesa de
Monnier capace d’amarlo di un immortale amore. Io dico, sì, che ad un
genio sovrano la bruttezza non impedirà d’essere amato, ma che alla
media umanità un poco di bellezza giova più di molta grandezza; perchè
la bellezza si rivela immediatamente allo sguardo e basta aver occhi per
apprezzarla; mentre le qualità del cuore e della mente richiedono una
più o meno assidua frequentazione avanti d’essere riconosciute; quindi
un uomo bello ma stupido produce una prima impressione favorevole,
mentre un grand’uomo orrido produce una prima impressione repulsiva; ora
ella non ignora che le prime impressioni sono le più importanti e
sogliono anche resistere alle contrarie impressioni susseguenti. Il
vantaggio dello stupido Adone sul Genio mostruoso mi pare quindi
evidente; senza contare che la bellezza plastica, l’armonia delle
proporzioni, la freschezza della gioventù, come sono immediatamente
riconoscibili, così non si possono neppure negare; mentre le qualità
morali sono, perchè morali, di più ambigua natura e più discutibile
essenza, e corrono il rischio, pertanto, di restare disconosciute. Senza
contare ancora che, mentre l’assoluta bellezza plastica, quantunque
rara, pure esiste, l’assoluta simpatia, la perfetta grandezza morale e
intellettuale non esistono; anzi, come ha luminosamente dimostrato un
filosofo che è onore d’Italia, il Genio più alto ha più lati manchevoli.
Con questo non voglio negare ciò che le ho già concesso, cioè che il
Genio, a dispetto delle brutte forme, possa esercitare ed eserciti una
forte attrazione. E guardi come sono arrendevole; non mi basta d’averle
addotto l’esempio di