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ono. Quando un uomo vuole leggere nel cuore d’un suo simile, ma proprio nitidamente leggervi tutto ciò che sta scritto fino nelle ultime pagine, nei margini più ripiegati, qualche buon tratto di corda o meglio ancora qualcuno di quei più persuasivi congegni dei quali l’imaginazione dei Torquemada era fertile, rende comprensibile tutto. Mancando questo secolo di tanaglie e di cavalletti, come si potranno scoprire i pensieri e i sentimenti degli altri? E, veramente, non facciamo noi l’elogio dei Torquemada quando, per strappare a qualcuno la verità, lo afferriamo per le braccia, gli stringiamo le mani come dentro una morsa, gl’infiggiamo nello sguardo il nostro sguardo rovente?... Questi mezzi d’indagine sogliono essere adoperati dalle persone di natura violenta; le miti nature preferiscono di restare nell’ignoranza e nell’inganno, preferiscono anche patire piuttosto che far patire. E del resto che valore hanno le prove strappate per forza, specialmente quando si riferiscono ai casi della coscienza o agli stati dell’animo?
Se è impossibile vedere con gli occhi i moti dell’anima amante, quali prove sicure noi potremo avere dell’amore? Chi ci confessa, ci attesta e ci giura l’amor suo, come potrà dimostrarcelo? Non potremo noi, non dovremo anzi dubitare delle sue parole? Come sapere se le parole sono vere, se sono tutte vere? Chi asserisce d’amare soltanto o soprammodo con l’anima, non può nascondere, non nasconde troppo spesso sotto questa dichiarazione una brama meno degna? Chi ci afferma di ripagarci d’un amore in tutto eguale al nostro, in qual modo, per qual via potrà farci leggere nel suo cuore così chiaramente come noi leggiamo nel nostro?
Nell’anima altrui non si legge; ma le prove d’amore, le prove indiscutibili, luminose, lampanti, non mancano.
— Soit, dit-elle, je cède et me voici clémente. Mais pour y croire, à votre amour, si je m’y rends, J’en veux un gage sûr et que rien ne démente.