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Ed egli, insistendo nelle tardive precauzioni:
— Perdio!... Perdio!...
— Non scherzi?
— C’è poco da scherzare, sai!
Non sapevo se alludere al loro passato; lo sdegno e più la curiosità mi spronarono:
— E quando trascorrevi la vita ai suoi piedi? O credi ch’io abbia dimenticato?...
Egli si fece così serio e buio che tacqui; poi con voce quasi brusca mi disse:
— Ti prego di non parlarmi di ciò.
— Non ne parleremo se non ti piace. Però mi pare che tu ripaghi in malo modo la felicità che un tempo godesti...
Alfeni m’afferrò per il braccio, e concitato, fremente:
— La pago, sì!... Hai detto bene!... La pago, perchè niente al mondo potrà più togliermi questa jettatura di dosso...
Non credevo neppur ora!
— Ma dici proprio sul serio? Non ti pare che sarebbe tempo di smetterla con questa indegna superstizione? Bada bene, sai, questa è la strada per la quale si va difilato alla monomania, al delirio della persecuzione...
— Ho paura.
Leggevo talmente nel suo sguardo sbigottito e nel suo accento gelato la sincerità del suo sentimento, che mi pentii delle dure parole.
— Vediamo un poco, ragionaci su! Parliamone, perchè io voglio guarirti di un pregiudizio che non ti fa onore. E’ jettatrice anche lei? Come, perchè? Che cosa ha fatto? Quali prove mi dai del suo influsso maligno?
— Le prove? Ne vuoi le prove? Non sono le prove quelle che mancano!... Ascolta un poco: nel metterla al mondo sua madre è morta! Capisci? Ha cominciato presto?... La morte, capisci?... E’ allevata da sua zia. Quando il padre la riprende con sè, la paralisi lo inchioda in fondo a una poltrona!...