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E se questa sentenza le pare un bisticcio, io le dirò che ci sono diverse qualità di virtù: una arcigna, l’altra benigna; e che la virtù più vera, più virtuosa, è la virtù buona. Io credo che bisogni diffidare un poco dell’esagerazione scrupolosa. Mi pare che un’anima capace d’intendere veramente la vita debba inclinare al compatimento. E senza insistere questa volta nell’esordio, passo a narrarle una saporosa storiellina non solamente per dimostrarle questa mia idea, ma anche per darle ragione nella sua protesta contro il troppo indulgente giudizio delle donne che si vendono. In questa mia storiella vedrà una mercenaria-tipo, cioè volgare, cupida, odiosa; una di quelle per le quali non si può provare altro che sdegno — a patto di non frequentarle...

Uscivamo una sera dell’inverno passato, io ed il mio amico Baglioni dal teatro dei Fiorentini: io spettatore, Baglioni autore d’un dramma intitolato L’Onore che aveva fatto un fiasco tremendo. Il dramma era una cosa fortissima, straordinariamente bella, una vera opera d’arte. L’avevano fischiato dalla platea, dai palchi, dal loggione, tutti quanti, accaniti, feroci, inumani, perchè era immorale. Quelle poche persone non destituite interamente di senso comune con le quali avevo parlato, andando via, riconoscevano il valore dell’opera, ma disapprovavano altamente che sulla scena si portassero fatti tristi e personaggi abbietti. «Non sono neppur veri!» avevo sentito dire; «gli uomini non sono così indegni come questa nuova scuola letteraria li fa! Se pure fatti simili accadono, saranno eccezioni; e perchè mai l’arte avrà da cercare col lanternino i rari e oscuri esempii dell’infamia e della viltà, e non dovrà invece rappresentare gli esempii quotidiani e luminosi della bontà, della dignità, della grandezza?» Non avevo voluto discutere, tanto ero irritato ed offeso per l’amico mio dagli urli selvaggi, dall’osceno baccano che aveva accolto l’opera sua; se avessi discusso avrei risposto ai moralisti: «La prova della dignità, della bontà, della grandezza, eccola qui, lampante: un uomo pensa, studia,