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qualche dispiacere: «M’hanno fatto molto male: ho sputato sangue, sono svenuta; allora hanno avuto paura...» Pure, fumava sigarette una sull’altra e beveva liquori, e se la rimproveravano di ciò, rispondeva: «Mi faranno male dopo; per ora mi danno animo...» Soffriva sempre di qualche cosa, accusava sordi dolori, ma il suo buon umore non cessava per questo, e le sue labbra piccole e bianche si schiudevano naturalmente al canto. Nella notte alta, per le vie deserte, o in barca, sul mare, si metteva a cantare a tutta voce: una voce leggermente stridula che tratto tratto s’arrochiva senza che ella si decidesse a smettere mai.
«Capille nire cumm’a nu velluto, Capille nire ch’ardono d’ammore...
«Erano così i suoi capelli, neri e vellutati, e quando ne disfaceva l’acconciatura e li lasciava cadere in due grosse bande sulle spalle, l’ovale del suo viso pallido ed affilato in quella cornice d’un nero lucente acquistava un’espressione misticamente ideale, una meravigliosa purezza, come quella d’una Suora sognante le letizie del paradiso.
«Sette passi già gli ho contati, Quant’è lunga la mia cella...
«Un’altra delle sue canzoni — e diceva d’averne trovato i versi e la musica quando suo padre l’aveva chiusa in un monastero: una storia nella quale non si sapeva bene dove finisse la verità e dove cominciasse l’invenzione — come in tutto ciò che dicono le sue pari. Però qualcosa la distingueva dalle altre: un fondo inalterato di naturale bontà e specialmente una semplicità di gusti, una grande facilità di contentatura, una remissione costante. I più piccoli regali la rendevan felice; non aveva mai voglie; sempre che le offrivano qualche cosa forzava gli offerenti a sceglier essi, quasi non si trattasse di far piacere precisamente a lei.
«La luna nova ’ncoppa a lu mare stenne na fascia d’argiento fino...