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ed esili come quelle d’una fanciulla, apparvero nude. Subitamente il poeta fece un atto di raccapriccio, esclamando:

— Che è questo?

Il braccio sinistro era tagliato in due punti da due orribili cicatrici, un poco più su del polso e dalla parte del gomito: due tagli larghi ed irregolari, che pareva fossero stati fatti con uno strumento dentato, o poco tagliente, o tenuto con mano tremante; due ferite a stento rimarginate, simili a due rozze cuciture sulla viva carne, ed ancora accerchiate da due grandi chiazze paonazze.

— Chi ti ha fatto questo? — ripetè il poeta inorridito e impietosito ad un tempo, sentendosi finalmente stringere il cuore da un moto d’umana simpatia dinanzi a quella creatura che aveva esaminata con la nauseata freddezza d’un medico dinanzi a un cadavere.

La donna rispose, sorridendo un poco di quell’orrore e di quella pietà:

— Nessuno; mi sono tagliata da me. Volevo segarmi le vene, e non ci sono riuscita. Vuol dire che questo è il mio destino.