Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
creduto. Ero alle mie prime armi, vi ho detto. Cominciavo a temere di offenderla. Ella era molto poetica, e tutte le cose dove entrano i quattrini sono molto prosaiche. Bisognava trovare un’occasione propizia, inventare un modo lirico per offrirle un oggetto di valore. Ma non avrebbe rifiutato? Non si sarebbe sdegnata?... Io facevo un conto: ero stato con lei non più d’una cinquantina di volte: a venti lire, venivano appunto mille lire. Mi pareva, spendendo per lei tale somma, di pagarla a questa stregua; e tutto il mio proprio lirismo — ne avevo ancora! — insorgeva, disgustato ed offeso... Però, quegli altri, i miei predecessori?... Ma non mi diceva ella d’amarmi a un modo diverso da tutti gli altri?... Non mi giurava che, se era passata per altre prove, queste erano state tutte tristi, anzi orribili, e che solamente io le avevo rivelato l’Amor vero, con l’A grande? Dunque non avevo l’obbligo di comportarmi in modo diverso dagli altri? Dunque non era da prevedere che ella avrebbe male accolto l’offerta? Io mi tormentavo nell’imbarazzo, quando un giorno la trovai tutta eccitata. Veniva dall’aver visto i doni nuziali raccolti dalla figlia di una sua amica: cose regali. E cominciò a descrivere i bagliori dei brillanti, le iridescenze delle perle, le fiamme dei rubini; cominciò a noverare i fili delle perle, i cerchi dei braccialetti, le gemme degli anelli. Era inesauribile; i suoi occhi lampeggiavano. Io non l’udivo bene, pensando al caso mio, al modo di conciliare il rispetto che le dovevo col desiderio, col piacere di offrirle, non una di quelle cose sontuose che ella descriveva, ma la cosuccia che il mio biglietto laboriosamente messo insieme m’avrebbe permesso di comperare. Ed ecco che adesso ella descriveva un orologio: «Una cosa non di gran prezzo, ma d’un gusto, d’un gusto!...» E intanto che diceva com’era fatto, io pensavo che forse con le mie mille lire un oggetto simile potevo procurarmelo; ma dove? Altro imbarazzo: io non avevo pratica dell’oreficeria. Se avessi potuto dirle: «Vuoi cercarne uno eguale, affinchè io mi procuri il piacere di offrirtelo?...» ma come dire questa cosa? Avrei dovuto