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previsione sicurissima che se colei gli si offeriva in quel momento, si sarebbe offerta al primo venuto quando egli sarebbe andato via; questa coscienza e questa previsione che avrebbero dovuto naturalmente accrescere il suo dolore, il suo rancore, la sua pietà, il grave patema dell’animo suo, e col patema rendere ottusi i suoi sensi, lo sospingevano al contrario in braccio a quella donna, gli suscitavano un violento desiderio di servirsi ancora una volta di quel mirabile e vibrante e fremente strumento di voluttà. E benchè egli sentisse che cedere in quel punto alla tentazione sarebbe stata una profanazione ed una viltà, che se egli voleva ancora rispettarsi doveva fingere di non accorgersi dell’invito tacitamente rivoltogli da quella donna, pure comprese che la resistenza era vana; e allora dal contrasto fra gli alti sentimenti e l’infime brame egli fu disposto a una sottile ironia, a un riso interiore, che lo spinse a fare una cosa stravagante. Tratto di tasca il portafogli, scrisse col lapis due righe sopra un pezzetto di carta; piegatolo poi in quattro lo porse alla donna, dicendole: «Vorrete leggere questo, quando sarò andato via?»
La donna infatti, piena di curiosità, lesse lo scritto quando egli fu scomparso; e lo scritto diceva quel che era avvenuto: «Prima di andarmene, dopo che ci siamo dolorosamente persuasi che non possiamo più essere l’uno dell’altra, noi...» l’espressione precisa non posso, cara contessa, riferirgliela; metterò invece: «noi... saremo stati l’uno dell’altra ancora una volta!...»