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stesso mi guardo allo specchio, l’espressione bestiale che scopro nel mio viso mi abbrutisce. Siamo tutti bruti. Niente ci differisce dai bruti. Udite le voci: nel piacere si grugnisce, nella preghiera si miagola, nella collera si abbaia; il grido del nostro dolore è in tutto simile a quello del dolore animalesco.

Sera. — Io guardo le donne, le eredi della bellezza. Non una, non una che me la riveli. Già le forme sono troppo nascoste dall’abito; e l’abito è goffo, innaturale e snaturante. Molte, la più gran parte, ne sono oppresse come le testuggini dalla scaglia; altre, quelle che chiamano regine della moda, lo sfoggiano come il pavone le penne. E i visi sono artefatti, le chiome o tinte o accresciute di peli morti, tolti a cadaveri; la pelle vellutata dai cosmetici e dalle polveri, le orecchie stirate dai pendenti come tra i Barbari. Bene è che i corpi siano nascosti, senza di che noi vedremmo una più lamentevole vista!

Giovedì, 18. — Ho incontrato una bella donna. La mia critica non ha potuto esercitarsi su lei. Era bella. Ma, sovraccarica di vistosi ornamenti al pari d’un idolo, il suo viso era vuoto d’espressione come quello d’un idolo di stucco o di marmo.

Sabato, 20. — Queste bellezze muliebri sono tutte vuote. Il loro sguardo è stupido, come la loro mente è pigra. In nome di Dio, evitate di udirle se non volete piangere della loro sciocchezza.

Domenica. — Forse la colpa è mia? Forse è il mio occhio, il mio giudizio, quello che niente riesce ad appagare? Forse un troppo alto ideale mi fa sentire tutto meschino? Se io leggo nel libro d’un grande scrittore non ammiro tanto le pagine sublimi quanto m’indugio e quasi mi compiaccio dinanzi ai passaggi meno felici, ai segni della fatale umana imperfezione. Io sento tutto imperfetto, manchevole e maculato.

La notte. — I miei versi! Ho riletto i miei versi antichi. Miseria ed ignominia! Io ho scritto queste cose!...

Lunedì, 30. — Gli uomini si festeggiano mangiando insieme. L’animalesco bisogno del cibo, che bisognerebbe contentar da soli, di nascosto, si soddisfa in comune,