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amor proprio; se così avesse fatto, il vantaggio sarebbe stato tutto suo. Vedendolo andar via dopo due ore che erano soli in una camera d’albergo senza che egli le avesse detto una parola amabile, quasi si fosse trovato dinanzi a un altro uomo, Donna Clara, che aveva fatto unicamente per lui tante spese di civetteria, fu scusabile se, ferita nella vanità muliebre, lo punse con l’ironica offerta del simbolico fiore dell’innocenza; se invece egli avesse dimostrato d’appetire la sua compagna, se avesse finto di lodare la bellezza che la poveretta non possedeva, ella naturalmente si sarebbe schermita, per modestia o mentita o sincera, ed egli si sarebbe potuto ritrarre lasciando di sè un lieto ricordo.

Per ottenere questo risultato Bernazzi doveva fingere. Mentre Donna Clara gli pareva disgraziata e peggio che brutta, ridicola, egli doveva darle a intendere che la giudicava seducente. Questa finzione, questa menzogna non sono molto biasimevoli. Tanto è naturale che gli uomini appetiscano avidamente le donne, che essi, come quasi tutti i maschi animali, non debbono quasi aver preferenze: dinanzi a qualunque persona del sesso diverso hanno da rammentarsi del proprio. Quella specie di diritto che le donne hanno acquistato alla lode, alla deferenza, alla reverenza di questi uomini, non riconosce la sua origine nel dovere sessuale di costoro? Noi possiamo asserirlo. Sicuramente la debolezza del sesso chiamato appunto debole diede agli uomini l’obbligo di rispettare e proteggere le loro compagne, specialmente quando il cristianesimo fortificò nei cuori umani i sentimenti di fratellanza e di carità; ma se le donne fossero state deboli senz’altro, voglio dire senza esser necessarie agli uomini, questi non le avrebbero nè protette nè rispettate; e la predicazione d’amore del cristianesimo sarebbe stata poco feconda. Invece gli uomini hanno tanto bisogno di piegare le donne, che per ottenerne l’assenso le esaltano: essi si sono obbligati a lodarle, a incensarle, tutte, indistintamente. Dinanzi a una vecchia, a una gobba, a una storpia, si comportano galantemente