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era quasi sempre con la contessa, in giro per la città, nei dintorni, o più semplicemente a pranzo, a teatro; mentre la zia usciva di rado, sola, nella carrozza di rimessa che era ogni giorno a sua disposizione, e passava il suo tempo nel raccoglimento un po’ da ospedale dell’Hôtel des Palmes. Quel giorno appunto la signorina di Charmory, entrando nel salotto della contessa, diceva all’amica che la zia l’aveva lasciata al cancello, non fidandosi di sostenere una conversazione. Da ogni parte, allora, delle esclamazioni di compianto si levavano; tutti però erano sicuri che il clima di Sicilia avrebbe fatto un miracolo restituendo la salute a quella povera e buona signora.

La conversazione si era fatta generale, la contessa di Verdara parlava a bassa voce con la sua giovane amica che si teneva vicina; quando il domestico, sopravvenendo, annunziò ad un tratto Ermanno Raeli. Nell’attenzione generale con cui gli astanti si erano rivolti verso l’uscio, il piccolo sussulto che la contessa non era riuscita a frenare passò inos-