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serietà di Giulio, i sorrisi della moglie e il crescente turbamento di Ermanno. Dinanzi al portone, dove la sua victoria stazionava, la signora di Verdara rinnovava ad Ermanno i ringraziamenti per l’amabilità che egli aveva avuta. «Si ricordi,» soggiunse con intenzione, «che io sono in casa tutti i mercoledì... Ma già, lei è tanto severo con noi povere donne!.. Che cosa le abbiamo fatto?.. Ad ogni modo, se i quadri la interessano, le mie buone amiche sostengono che io mi dipingo! E grazie, ancora...» Ermanno, un poco confuso da quelle parole, dal tono leggermente sarcastico col quale erano state pronunziate, le porse la mano per aiutarla a salire in carrozza; e, come fu la volta della signorina di Charmory, questa s’inchinò un poco dinanzi a lui, ma senza accettare l’appoggio ch’egli le offriva. Il legno era già scomparso in fondo alla via Bara, che Ermanno, fermo sul marciapiedi, lo cercava ancora cogli occhi.