settentrionale. Sotto il suo costume ad ampie pieghe di vigogna azzurra con risvolte di faille della stessa tinta, il suo corpo s’indovinava appena; e solo la vita sottile e le braccia perfette si modellavano. Il guanto rovesciato al principio del pugno lasciava vedere la giuntura della mano, agile, nivea, solcata dagli esili filetti azzurri delle vene, e sotto l’ombra del cappellino rotondo a larghe falde con un’ala rossa, risaltavano i delicatissimi lineamenti, la levigatezza marmorea delle tempie, la magrezza sana delle guancie, la freschezza rosea delle labbra sbocciate sul pallore del viso, la grazia del mento che pareva fosse stato accarezzato dal pollice compiacente d’uno scultore. Ella aveva un modo di atteggiarsi, con le braccia pendenti non lungo i fianchi, ma un poco sul dinanzi del corpo, con le palme delle mani appena rivolte in fuori, che ricordava certe figure di Elette della scuola preraffaellesca. La espressione degli occhi larghi, nuotanti come in un fluido e quasi perduti dietro una visione errabonda, completava quel tipo di bellezza