l’ho finita di leggere. Questa cosa rimonta — vediamo — ad otto anni fa. Già la prima malinconia del volgersi indietro e di misurare il tempo trascorso scende più spesso sopra di noi... Io ero nel periodo lirico della vita: breve quanto tu vuoi, l’ho attraversato ancor io. Fu una delle poche volte che andai a teatro, una sera che si rappresentava la Signora dalle Camelie. Non ricordo più come si chiamassero gli attori; certo non dovevano avere una grande reputazione, perchè non li ho più intesi nominare; ma fosse il loro ingegno mal conosciuto, od una speciale sovraeccitazione, o non so che cosa altro, tutto il pubblico fu trascinato all’entusiasmo da una rappresentazione così appassionata, così umanamente vera, da dare l’illusione della vita. Io uscii dal teatro ebro, alla lettera. I personaggi mi stavano ancora dinanzi: io li vedevo, io li udivo; Margherita meglio di ogni altro, immortalmente adorabile. Io non pensavo all’attrice, non davo un corpo alla spirituale Figura; ma io l’amavo, intensamente, sentivo di non poter amar altro che