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mente. Per l’efficacia del contrasto, apprezzava ora come non aveva mai fatto, tutto il valore della sua tranquillità di spirito, del suo equilibrio interiore, della salute morale. Sarebbe ella stata a tempo di ridarla a quegli altri?...

La sua carrozza s’era arrestata dinanzi all’albergo; il portiere, avvicinandosi allo sportello, col berretto in mano, le rispondeva che la signorina di Charmory era uscita un poco prima. Allora, le sue paure erano cresciute. Dove poteva essere andata? che cosa pensava di fare?... Se una risoluzione funesta?... Scesa rapidamente dal legno, era salita dalla viscontessa: l’aveva trovata nella stanza di Massimiliana, raggomitolata sopra una poltrona, tremante di freddo. «È venuta da lei...» le diceva la moribonda, «per l’amor di Dio, corra a trovarla, a salvarla...»

Più turbata di prima, la contessa era ridiscesa, e nel vestibolo aveva scorta la signorina di Charmory. «Maxette!...» Massimiliana l’aveva presa per una mano, interrogandola, prima che con la parola, con lo sguardo: