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ermanno raeli. | 257 |
venisse dalla stanza vicina, con la febbre della paura. «Lasciami!... lasciami andare!...» diceva Massimiliana; e la debole donna l’aveva circondata con le sue povere braccia, cercando di trattenerla. «Maxette... in nome di Dio!... Non voglio che tu esca...» — «Lasciami andare! non aver paura...» — «No!... verrò io stessa, piuttosto... aspettami; il tempo di vestirmi...» ma le forze l’abbandonavano sempre più, la sua respirazione si faceva affannosa. «Va a letto... non aver paura!...» ripeteva Massimiliana, allacciandosi il suo mantello con le mani tremanti; «ho bisogno d’aria... il tempo di respirare l’aria fresca del mattino...» — «Maxette!... Maxette!...» insisteva la viscontessa, afferrandosi a lei, passandole una mano scottante sulla fronte agghiacciata. «Maxette... non andare!... non morire!...» Allora ella proruppe, svincolandosi: «Ma è lui che muore!... lui che sa tutto... la mia vergogna... e la vostra!...»
La viscontessa era caduta sul divano, con la testa sul petto, ansimante. «Perdono!....