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volendo tornare; ma lasciava la camera, disperando.

«Va!... va!...» diceva mentalmente Massimiliana seguendola con lo sguardo. La presenza di un essere umano le era insoffribile. Che cosa poteva per lei quella moribonda?... La cameriera che aveva aiutata la contessa, tornava a chiedere notizie da parte della Verdara; ella la rimandava via con uno «Sto bene... sto meglio...» Si era passato un abito di casa, abbandonandosi sopra una seggiola, insofferente dell’immobilità del letto. E mentre il suono d’un vivace ballabile veniva dal salone, intese una carrozza allontanarsi. Repentinamente, il sordo pensiero a cui tutti gli altri si erano fino a quel momento sovrapposti, prese forma precisa. Ermanno!.. Dov'era egli?.. Che cosa accadeva in lui?... Una rovina più spaventevole di quella che lei stessa mirava! Ella si era illusa, volontariamente, deliberatamente; ella sapeva che quella felicità presto o tardi sarebbe fuggita per sempre. Ma lui che non sospettava di nulla, lui che l’aveva