sione a certi scandali della società palermitana che egli aveva subito appresi e che il giovane non conosceva, egli stringeva la mano ai passanti, accennava col capo ai lontani, s’interrompeva per inchinarsi profondamente al passaggio delle signore. A misura che quel colloquio si prolungava, come i gesti dell’uomo si facevano più espressivi, come i suoi lineamenti si atteggiavano al riso, la fissità degli sguardi di Massimiliana cresceva. Ah, quel riso schernitore e malvagio!.. Un fascino fatto di raccapriccio la inchiodava lì, dinnanzi a colui che osava stringere la mano di Ermanno. Era come se un serpe si fosse avviticchiato al braccio del giovane, e dal ribrezzo non prorompeva in un grido violento: «Schiacciatelo!.. Schiacciatelo!..» Ondate di gelo le passavano pel corpo, un gruppo le si stringeva al cuore come quello che le sue mani nervose stringevano nel fazzoletto, fino a lacerarlo... L’orchestra aveva dato ad un tratto il segnale della danza, ed Ermanno le era venuto incontro. Per un contrasto abituale nel suo spirito