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per suo conto un filo di idee svolgentesi da una parola buttata lì, spesso a caso. Gli parlai di letteratura e gli chiesi se non avesse nulla composto. Mi rispose di no. Non stimava degna d’aspirazione che la poesia, «la grande arte,» ma lo spirito di critica gli dimostrava ch’essa era morta, o per lo meno spostata; gl’impediva di tentare di conseguirla. Ciò nondimeno, ammirava i poeti francesi contemporanei, nei quali trovava una squisita finitezza di forma e un’assoluta modernità di contenuto. Preferiva a tutti il Baudelaire, del quale sapeva a memoria moltissimi componimenti, e con voce leggermente tremante e curiosamente cadenzata, recitò le Armonie della Sera:

Voici venir les temps où vibrant sur sa tige
Chaque fleur s’évapore ainsi qu’un encensoir...

Quel richiamo alla primavera mentre la brezza vespertina faceva rabbrividire il fogliame dei platani che incominciava ad incresparsi d’oro, quella precoce tristezza d’accento in un giovane che s’affacciava appena alla vita, for-