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232 | ermanno raeli. |
tentato di evitare quell’avvenimento di cui sentiva le minaccie. Una oppressione la vinceva in mezzo a quel risveglio primaverile, a quel rifiorire di tutta la natura: l’oppressione morale alla certezza che la sua fatalità si sarebbe abbattuta su di lei prima dell’appassir di quel verde; il turbamento fisico, prodotto dal dardeggiare d’un sole infuocato sopra quella natura quasi tropicale. E dovunque ella si rivolgeva, il trionfo del fior d’arancio: nell’aria tutta compenetrata del soavissimo profumo, nei giardini il cui verde era tempestato come di candide costellazioni, nei quadri dei coloristi dilettanti, nei mazzi che egli mandava alla viscontessa. «Kennst Du das Land?..» l’appassionata canzone di Mignon le tornava alla memoria; ed in quella Terra appunto il suo destino aveva dovuto sospingerla; e da quelle prode fiorite sorgeva come una voce che le ricordava la sua sfiorita esistenza; e il simbolico candor di quei fiori le dava più dolorosa la coscienza della sua macchia indelebile...