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o la Filosofia dell'Incosciente. Al pari del Taine, egli avrebbe potuto dire: «Ho letto Hegel, tutti i giorni, durante un anno intero, in provincia; è probabile che non riceverò mai più delle impressioni eguali a quelle che egli mi ha procurate.»

Era stata un’esaltazione senza misura; egli aveva dimenticato il mondo circostante e sè stesso, per immedesimarsi, per confondersi nello spirito dei suoi autori, affascinato dalla grandiosità degli orizzonti che essi gli avevano schiusi. A quella luce di spirito, egli si vide rivelato ai proprii occhi; le tendenze alla contemplazione, all’astrazione, che gli venivano dall’indole materna, presero uno straordinario sviluppo, e la sua vocazione parve fermamente stabilita: egli avrebbe dedicate tutte le forze del suo ingegno allo studio della natura umana e dei fini dell’universo. Una grande disillusione lo aspettava...

Il pensiero è come quei farmaci potenti, modificatori salutari ma terribili veleni ad un tempo, che solo una lenta e graduale assue-