stato della sua giovane amica richiedeva. Ella sentiva che nessuno di quei pretesti reggeva, comprendeva che sarebbe bastato insistere ancora un poco, perchè Massimiliana le dicesse tutto, le svelasse il secreto che la soffocava; ma la sua lealtà, la sua coscienza l’ammonivano, le dicevano che profittare della debolezza, del dolore di quella creatura per strapparle una confessione della quale avrebbe potuto giovarsi, sarebbe stata una indegnità. Se Massimiliana avesse parlato... ma la signorina di Charmory le si irrigidiva tra le braccia, pareva sul punto di perdere i sensi. «No, è impossibile...» mormorava ancora, «io dovevo prevedere questo momento fatale...» — «Maxette, mia povera Maxette... fatevi animo!..» riprendeva allora Rosalia di Verdara; «sono qua io!.. contate su di me, se avete bisogno d’un aiuto, se avete bisogno d’un appoggio...» Sì, sì, l’altra accennava di sì, passandosi macchinalmente una mano sulla fronte... «Ebbene, innanzi tutto rimettetevi. La domanda per la quale io sono venuta, facciamo conto che non ve