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perficiale ed imparaticcia cultura. Ma a quelle stesse circostanze che avevano impedito alla sua mente di agguerrirsi alla disciplina di studii seri, egli doveva una grande esperienza sentimentale. A ciascun lutto che gli aveva allagata l’anima di nerezza, egli s’era ripiegato su sè stesso, aveva misurata la vanità degli affidamenti umani, apprezzata tutta la dolorosa precarietà dell’esistenza ed angosciosamente domandata una soluzione all’enimma della Vita. Così, quando s’accorse della propria ignoranza e si diede febbrilmente a ripararvi, intraprese ogni genere di studii, ma abbracciò di preferenza quelli dai quali si riprometteva una risposta ai quesiti che gli stavano a cuore.

Nella biblioteca che egli veniva formando, le opere filosofiche tennero ben presto il primo posto. Per sua stessa confessione, nessun romanzo gli aveva destato tanto interesse, nessun libro era stato da lui letto con tanta ansiosa avidità, come l’Etica, la Fenomenologia dello spirito, la Critica della ragione pura, il Mondo come rappresentazione e come volontà