estinguersi la voce che reclamava per lei — in nome del suo
amore trascurato, neppure scorto, e colpevole, ed impossibile — con un
bisogno crescente di devozione e di sacrifizio, rassegnata all’idea
della felicità di lui per opera d’un’altra, ma volendo contribuire al
suo conseguimento perchè quello era anche l’unico modo di attaccarsi
ad Ermanno, di partecipare alla sua vita, di aver qualche dritto su
lui... «L’idea di doverla perdere» continuava il giovane, nella foga
della sua confessione, «la possibilità della sua partenza, non mi
s’affacciava allo spirito; io vivevo nella tranquilla sicurezza di
essere presso di lei, contento di poterla vedere, di poterle parlare,
quando avessi voluto... Ed ella parte! ed io non so, mio Dio!...» Come
egli s’interrompeva, riprendendosi la testa nella mano: «Io non credo»
disse la contessa, con voce ferma, «che lei sia indifferente a
Massimiliana...» Facendosi allora più vicino alla sua compagna,
pendendo dalle sue labbra, nell’attesa d’una confidenza fattale dalla
fanciulla: «Come lo