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ermanno raeli. | 157 |
di sè; in nome di che cosa poteva ella dunque opporsi alla loro felicità? Tutti i ragionamenti suggeriti dall’amor proprio, tutti i sofismi sostenuti dall’egoismo, cadevano dinanzi a quella persuasione; ella non poteva esser più nulla per Ermanno; era scartata, messa in disparte, annichilita; ma, nel tempo che riconosceva la ragionevolezza di tutto ciò, ella aveva la sensazione d’un peso enorme che gravasse sul suo cuore e che lo stritolasse, lentissimamente...
«Perchè.... infatti....» rispondeva frattanto Ermanno, cercando le parole, «perchè io non ho la forza, il coraggio necessario a parlare, a risolvermi, a credere in me stesso... ma perchè sento pure che se ogni speranza dovesse essermi tolta, io non so che cosa avverrebbe di me...» Un fosco lampo si era acceso nel suo sguardo, mentre egli si prendeva la fronte in una mano. «Mi perdoni, signora contessa!..» riprese dopo un istante, «mi perdoni se io non mi sono saputo frenare, se le ho parlato troppo di me... È che la mia esistenza è molto triste! che ho sofferto tanto! che