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poteva scorgere la decomposizione che si era fatta nei lineamenti della donna a misura che egli era venuto confessando tutto quel che aveva nell’animo...

E il tormento della contessa era diventato ineffabile. Ella si vedeva dinanzi colui che aveva fatto battere più forte il suo cuore, l’uomo che ella aveva amato, in secreto, come un essere superiore; quell’uomo era chinato verso di lei, con un’espressione supremamente appassionata, nello sguardo, nella voce; dalle sue labbra uscivano parole infiammate... e quelle parole, il fuoco di quella passione, erano per un’altra; egli dichiarava a lei, che era vissuta della sua vita, di non poter vivere senza quell’altra... Era uno spasimo così acuto, che finiva per diventare una specie di voluttà, era una compiacenza ammalata che ella sentiva nascere dentro di sè, di vuotare fino in fondo l’amaro calice, di misurare tutta la profondità della propria disperazione... «Dunque...» riprese, con voce che si studiava invano di parer ferma, ma il cui tremito sfuggiva all’uomo troppo oc-