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contratte egli stringeva il suo cappello fin quasi a piegarlo...

La contessa, che aveva pronunziata l’ultima frase lentamente, quasi tremando, ma studiando, senza averne l’aria, l’espressione di Ermanno, aggiunse con uno stento più grande dopo l’atto sfuggitogli: «Credo anzi che sia una decisione già presa...» Era uno stupore doloroso, una fissità esterrefatta nello sguardo, una sospensione del respiro sulle labbra semiaperte, che si scorgevano in Ermanno; era la conferma fatale, era la certezza che il suo pensiero, il suo cuore, tutto l’essere suo dipendeva oramai da Massimiliana, che la sua vita era indissolubilmente legata a quella di lei, che nulla, null’altro esisteva per lui... Rosalia di Verdara aveva sentito tutto il sangue affluirle con violenza al cuore, le mani aggelarlesi; ed il suo proprio dolore si raddoppiava col rimorso, con la compassione per l’angoscia infinita che infliggeva ad Ermanno. «Le rincresce?..» trovò ancora la forza di aggiungere, stringendo una mano con l’altra. E come egli