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148 | ermanno raeli. |
presi insieme, in qualcuno dei quali noi possiamo trovare il nostro proprio simile, vuol dire chi divide le nostre idee, i nostri gusti, le nostre tendenze...» — «Un’astronomia morale, allora?» interruppe la contessa, sorridendo. «Con questo,» replicò Ermanno, «che non occorrono telescopii; le scoperte si fanno ad occhio nudo...»
La signora di Verdara chinò il capo, in atto che poteva parere di adesione a quel modo di vedere, un ringraziamento pel complimento che vi si racchiudeva, o anche il desiderio di mutar discorso. Ella sentiva che era molto più difficile di quanto non avesse pensato il disporre le cose in modo da strappare una confessione ad Ermanno; ma tale difficoltà l’agguerriva, le faceva sostenere con la consueta sicurezza i rischi di quella conversazione. «A parte questa comunicazione... interplanetaria,» riprese, disponendosi meglio nel suo soffice cantuccio, «il così detto consorzio civile non lo seduce punto?» — «Poco, per lo meno...» rispose l’altro, ma aggiungendo tosto,