non erano eguali! come avrebbe ella potuto lottare con Massimiliana? Ella era la moglie d’un altro; ella non poteva dargli ciò che non era più suo; amarlo era un delitto! Suo marito era un amico di lui; i più atroci rimorsi avrebbero funestato in entrambi ogni possibile gioia. Invece, Massimiliana... — ma, arrivata ad ammettere che niente avrebbe potuto opporsi alla felicità di quei due, un sordo dispetto le invadeva l’anima: ella non voleva che quella felicità si compisse!... Non era lei la stessa donna che, prima, quando la gelosia non le era entrata nell’anima, aveva rifiutato di pensare che i suoi rapporti con Ermanno avrebbero potuto modificarsi? Non si era ella proposto di combattere la tentazione, di non aver mai nulla da rimproverarsi? Bisognava dunque che la virtù e la colpa non avessero nulla di meritorio o di riprovevole, che fossero il risultato di circostanze felici o disgraziate, se ora, perduta la sicurezza che il cuore di Ermanno fosse suo, ella intravedeva la possibilità di passar sopra ad ogni ostacolo per acquistarlo?...