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ermanno raeli. 99

spirito critico come quello di Ermanno doveva avvertire fino alla sofferenza. Poeta, egli aveva quasi vergogna di sentirsi chiamare con questo nome, si sentiva a disagio allo stesso modo che se si fosse trovato un giorno per le vie vestito della bianca tunica dei secoli antichi, con una cetra fra le mani e il capo incoronato d’alloro... Alle cortesi insistenze della contessa, egli aveva finalmente risposto adoperando un piccolo artifizio: finse d’aver voltato dal tedesco di Steiblig — un nome di sua invenzione — quel sonetto del Calice che trascrisse nell’album della signora di Verdara firmandolo: Ermanno Raeli, traduttore:

    Versato avea nel calice del cuore
    La vita ogni amarezza: il corrosivo
    Pianto, il Rimorso sordo accusatore,
    La Nostalgia d’un cielo fuggitivo.

    Ma come in uno strato inferiore
    A fiocco a fiocco sempre l’adustivo
    Fecciume scende, e il torbido liquore
    Riede col tempo al suo nitor nativo,

    Così del cuore il fiel pesantemente
    Si raccolse nel fondo inesplorato
    E ristagnò la calma vitrescente.