anche delizia indicibile. Nel silenzio della campagna, quando la piccola comitiva degli escursionisti sostava un poco, egli porgeva l’orecchio ai deboli ed incerti rumori prodotti dall’aliare del vento, dalla caduta delle ultime foglie, dal sommesso ronzìo degl’insetti. Nella solitudine, come tutto taceva dentro di lui, egli si chinava ad ascoltare il flebile concerto del germinante amore. Erano delle voci fioche, sussurri indistinti, bisbigli carezzanti; era un nome, sempre lo stesso, ripetuto pianissimo, ma incessantemente, con una eguale intonazione di preghiera, di devozione, di umiltà, di speranza... Allora, dinanzi alla visione d’un avvenire più lieto, tutta la sua antica tristezza si ridestava, e il sentimento era così forte, che egli sentiva come un’amarezza salirgli alla gola. Aveva avuta la tentazione di scrivere dei versi su di ciò, e ideato già un componimento che avrebbe dovuto intitolarsi Il Calice; ma non gli era mai accaduto di apprezzare come allora la verità del giudizio che fa dell’arte un esercizio di giuoco, un’attività fittizia incompatibile con