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il passato 47


— Ah, che male!... che male mi hai fatto!... — e le sue parole erano rotte dai singhiozzi che ancora la scuotevano tutta.

— Perdono! perdono! Io ti credo, io ho fiducia in te! Non si mentisce, con quegli sguardi! Se tu non mi amassi, sarebbe stato impossibile che tu avessi fatto quello che hai fatto per me!...

— È vero? è vero?

— Sì, è vero! Povero amore, prima che t’incontrassi, quali diritti avevo io su di te? Come sono sciocco.... Tu dici che sei vecchia? Ma io sono, veramente, un bambino!

Come un raggio di sole dopo la tempesta, un sorriso splendeva negli occhi della baronessa, ancora tutti umidi di lacrime.

Che mano disgraziata egli aveva! Avrebbe voluto riscattare a prezzo di sangue le lacrime un tempo da lei versate, e invece glie ne faceva spargere di nuove! A qualunque costo, bisognava farle dimenticare le amare, le tristi parole.

Perchè dunque quell’accanimento di tutti contro la disgraziata creatura? Per quel passato!... Se l’idea pertinace di quel passato funesto aveva, a poco a poco, scossa la fiducia di lui, come non sarebbe accaduto altrettanto, e peggio, tra la folla degli indifferenti! Ancora, sempre, lo spettro di quel passato gli amareggiava la vita!..