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il passato 41

A quelle parole, egli si era sollevato subitamente, l’aveva stretta con impeto fra le braccia, esclamando:

— Non lo dire!... Non lo dire un’altra volta!... Sono un pazzo, un miserabile; ma ti amo, ti amo, ti amo....

— Oh, sì; ti credo!

— No, no!... Le parole sono vuote, sono un suono effimero, non dicono nulla. Che cosa bisogna fare, Costanza, per provarti l’amor mio?

— Ma nulla, bambino! Amarmi ancora, amarmi sempre!

Bambino, egli lo era ridiventato. Le più strane, le più rischiose fanciullaggini erano state da lui poste ad effetto. Fermo dinanzi alla sua carrozza, egli le strappava un lembo della guarnizione di merletto; sotto la piccola cupola dell’ombrellino rosso, a Capodimonte, col rischio di esser veduto, le aveva rubato un bacio di una dolcezza infinita. Egli avrebbe fatte delle vere pazzie per sentirsi dire bambino da lei, per cogliere nel suo sguardo l’espressione di amoroso rimprovero e di segreta compiacenza che ella metteva nel pronunziare quella parola.

Ma un’altra volta che, nel santuario di Villa Valdonica, egli era stato ripreso da una di quelle repentine tristezze, mentre la baronessa aveva già cominciato a rimproverarlo dolce-